IL PORTO ONLUS ACCOGLIENZA IMMIGRATI | Nel mio paese nessuno è straniero – 2021
l'associazione il porto onlus, ILPORTO-ONLUS, IL PORTO ONLUS, prevede percorsi accoglienza e integrazione a favore di immigrati presenti sul territorio di Ponte san pietro , mapello, dalmine e provincia di bergamo, referente Marco Ravasio
accoglienza immigrati, integrazione, solidarietà, scuola lingua, esami licenza scolastica, inclusione e cittadinanza, Scuola di alfabetizzazione, aggregazione e socializzazione , Agenzia dell’Integrazione Bergamo, IUS SOLI, scuola di alfabetizzazione per donne straniere, Marco Ravasio, Registro Regionale del Volontariato, volontari, volontariato, sportelli d’ascolto, inserimento degli stranieri, relazioni di solidarietà e di sensibilizzazione, Associazioni di volontariato, iniziative e attività culturali, LEGGE SULLA CITTADINANZA, Marco Ravasio,
16868
page-template-default,page,page-id-16868,ajax_fade,page_not_loaded,,transparent_content,qode-child-theme-ver-1.0.0,qode-theme-ver-16.2,qode-theme-bridge,wpb-js-composer js-comp-ver-5.4.7,vc_responsive
 

 

  
 

 
 NEL MIO PAESE NESSUNO E’ STRANIERO – 2021

 

 

In occasione della celebrazione in tutto il mondo della Giornata per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, fissata nella data del 21 marzo dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a ricordo del massacro perpetrato dalla polizia sudafricana nel 1960, a Sharpeville, di 69 manifestanti che protestavano pacificamente contro le leggi razziste emanate dal regime dell’apartheid,

si propongono una serie di eventi  per sensibilizzare e riflettere sui temi dell’accoglienza, della pace “attiva”, per favorire la cultura dell’antirazzismo e creare occasioni di dialogo interculturale.

 

 

 

 

Il 27 marzo Anilda Ibrahimi, introdotta e coordinata da Piero Vailati, giornalista de L’Eco di Bergamo, ha presentato il suo ultimo libro “Il tuo nome è una promessa” Una storia sull’accoglienza ambientata nell’Albania del Novecento.

 

 

 

 

 

Il libro, che Anilda Ibrahmi ci presenta, intrecciando la vicenda poco nota dei quasi tremila ebrei, che trovarono rifugio in Albania durante la Seconda Guerra Mondiale, e la vita di due sorelle divise dalla persecuzione nazista, racconta la sua Albania da un punto di vista nuovo. E’ quello dello “straniero” e dell’incontro di culture diverse, da una parte gli ebrei in fuga dallo sterminio e dall’altra la comunità albanese per cui l’ospite è sacro e va protetto.
Unico paese negli anni Trenta ad accogliere ebrei, l’ Albania di re Zog li proteggeva, quando i vertici nazisti li costrinsero a lasciare le loro case in Germania. È lì quindi che molte famiglie perseguitate si rifugiano all’alba della seconda guerra mondiale.
Quando, poi, negli anni ’40 nella colonia italiana, invasa dai nazisti, arrivarono le brutalità dell’Olocausto, il popolo albanese si rifiutò di consegnare agli occupanti gli elenchi con i nomi delle donne e degli uomini di religione ebraica.

Lo fecero in nome del “Besa”, il codice d’onore. Molto semplicemente: la parola data, la promessa fatta agli ebrei albanesi e a quelli che in Albania avevano trovato rifugio scappando dall’Europa, vittima della follia nazista, di non tradirli, di tener fede al principio di ospitalità e protezione verso chi ha bisogno, indipendentemente dalla razza o dalla religione.
Il romanzo accompagna la storia di una di queste famiglie, i Rosen che fuggono da Berlino col sogno di raggiungere un giorno gli USA: una famiglia con due bambine piccole Esther e Abigail. Le due sorelle sono molto unite, ma dovranno tragicamente separarsi: la seconda è infatti catturata
comunque dai tedeschi e condotta nel lager di Dachau. Scampata agli orrori del campo di concentramento, Abigail tornerà in Albania. La sua vita sarà in tutto e per tutto albanese in una famiglia che non è in realtà la sua, ma che l’aiuterà, pur con mille riserve e rinunce, a dimenticare tutto quello che aveva passato e a crescere in un’Albania preda delle contraddizioni e delle arretratezze civili e sociali del dopoguerra.

Negli anni novanta, Rebecca, figlia di Esther, accetta l’incarico dell’organizzazione internazionale per cui lavora: lasciare gli USA destinazione Tirana. Non è mai stata in Albania, ma di quel paese sa molte cose. Sa per esempio che l’ospite è sacro e che la parola data viene presa seriamente. Quello infatti è il paese che ha dato ospitalità a sua madre Esther, in fuga dalla Berlino nazista, il paese che le ha salvato la vita, ma dove ha perso la sorella Abigail, uno strappo mai ricucito e ancora troppo doloroso per essere raccontato.

A Tirana, Rebecca farà così i conti col passato della sua famiglia, ma anche con Thomas, il marito, che la raggiungerà per provare a dare un nuovo corso alla loro storia. Sarà proprio lui, fotografo di fama, a riannodare i fili di quelle vite spezzate, ricostruendo in un documentario le vicende degli ebrei salvati da re Zog e delle due sorelle, Esther e Abigail.
Anilda Ibrahimi, regalandoci personaggi emozionanti, legati indissolubilmente dalla promessa dell’ospitalità e della cura, affronta una pagina di storia che assume un valore rilevante: un momento non solo di esercizio della memoria, ma di sguardo al futuro, alla possibilità di far cadere, in nome della comune appartenenza al genere umano, muri che oggi sembrano impossibili da scalfire.

 

 

 

Rivedi l’evento su Youtube


https://www.youtube.com/watch?v=opnBci8jgaY

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Condividi sui social
Youtube